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“Racconti Oltre il Velo” Il re delle fate e i nani di Bauer.

Rubrica: Sussurri dal bosco - incontri col fantastico


Riprendo il mio viaggio attraverso i boschi nordici, quegli angoli più oscuri e misteriosi del mondo, un pellegrinaggio che mi riporta indietro nel tempo, in un’epoca in cui la mia esistenza era ancora un sogno distante, verso luoghi che non ho mai abitato se non nei meandri della mia immaginazione.


Nel 1907, in Svezia, venne alla luce una rivista affascinante: “Bland tomtar och troll”, il cui titolo significa “Tra gnomi e troll”. Questa pubblicazione, che ogni anno appare come un regalo natalizio, raccoglie fiabe e storie folkloristiche, arricchite da illustrazioni incantevoli. Tra le pagine dei suoi primi numeri si distingue il lavoro di John Bauer, il quale ha guadagnato fama per la sua capacità di ritrarre nani, folletti e troll dell’immaginario nordico. I personaggi dei suoi dipinti sembrano fondere l’innocenza infantile con la saggezza di anziani gentili, in miniature. I cieli stellati si distendono sopra fitte foreste di betulle e conifere, mentre le acque, lucenti o oscure, riflettono un mondo abitato da creature straordinarie.

Antecedentemente al genio di Bauer, le immagini dei nani erano rare, esistendo solo in alcune opere letterarie come il "Nibelungenlied", un poema celto-germanico risalente al XIII secolo. Qui, Oberon, il re delle fate, è concepito come un nano. Sebbene nani, troll e folletti facessero parte della tradizione popolare, le loro caratteristiche visive non erano definite. Come notato da Robert Kirk nel suo “Il regno segreto”, si trattava di esseri che esistevano nel regno dell’invisibile, esseri enigmatici e sfuggenti, capaci di atti di gentilezza o di dispetti, e pur sempre intangibili, simili a una presenza eterea. John Bauer, in qualche modo, ha preso il popolo dei boschi dalla mitologia e dalla letteratura tradizionale nordica, portandoli alla vita con la sua arte.


Addentrandoci nella sua letteratura, ci abituiamo a un’oscurità vigile, che gorgoglia e borbotta da ogni frattura rocciosa. Siamo attratti dal loro bagliore tenue, dalle ombre lunari che danzano tra gli alberi, e dall’idea di deliziose zuppe di bacche. I capelli che escono dai berretti dei nani brillano come stoppia o si allungano in grigi riccioli, e i più giovani sembrano portare nel loro sguardo la saggezza di un secolo. Eppure, Oberon, il re delle fate del "Nibelungenlied", splende come il sole estivo, avvolto in un ricco mantello di seta con trenta strisce d'oro, impugnando un arco con la maestria di un cacciatore esperto.


Il nome Oberon potrebbe derivare da Alberico, un mago della letteratura leggendaria che narra l’origine della dinastia franca Merovingia. “Alberico” combina due termini: “alb”, che in alto tedesco significa elfo, e “rih”, oggi tradotto come “Re degli Elfi”. Nella mia mente, per via della sua descrizione fisica e della sua storia, Oberon assume le sembianze di Thranduil, il re degli elfi silvani di Bosco Atro, il cui personaggio è reso immortale nell’epopea di “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien.


Nel poema epico, Oberon, come Thranduil, è  il  Signore dei boschi, guardiano del tesoro dei Nibelunghi. Chiunque attraversi il suo dominio deve confrontarsi con lui e con la sua visione del bene e del male.

Qualunque sia il loro aspetto, lasciamo che i nani ci chiamino e ci spaventino, che ci facciano vibrare d'attesa nel bagliore del sole che filtra tra i tronchi scuri dei boschi, annodandoci i lacci delle scarpe con un sorriso malizioso. Possono rubare dalle nostre dispense e ridere fragorosamente, ruzzolando sopra le nostre teste durante la notte, ma non devono mai cadere nell’oblio. Dopo un lungo nascondimento, l’incompatibilità con gli esseri umani potrebbe significare per loro l’estinzione, un destino troppo triste per queste creature che, nel profondo del folklore, rappresentano l’anima vivente di quei boschi e delle loro storie.


Bibliografia:

  • Nani e folletti di Maria Savi-Lopez

  • Il regno segreto di Robert Kirk

www.topipittori.it - Le radici del popolo dei boschi.



Testo di Tamara Barbarossa (@tamara_barbarossa)

Illustrazione di Barbara Aimi (@aimi.barbara)

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