La difficile arte di sapersi esprimere
- lachanceria
- 29 ott
- Tempo di lettura: 3 min
rubrica: REFLUSSI DI COSCIENZA
Con il tempo si impara ad apprezzare il silenzio.
Viviamo un tempo pieno di input esterni, costanti, che arrivano in contemporanea e in numero incalcolabile, eterogenei tra loro. Il nostro cervello reagisce, incamera, viene stimolato in una maniera della quale noi neppure possiamo renderci conto. Ma nel momento in cui ci si ferma, e proviamo a sottrarci a questo bombardamento di sollecitazioni, ci rifugiamo nel silenzio.
In esso si trova un senso di pace a cui in realtà non siamo abituati, ci mette a disagio, dal quale spesso fuggiamo dopo poco.
Un tempo, quando non si trovavano le parole o si faceva fatica ad esprimersi, si ricorreva al silenzio, nell’imbarazzo pudico di non voler dire qualcosa di sbagliato, qualcosa che non era rappresentativo di noi, qualcosa che non poteva arrivare in maniera sincera o efficace.
Oggi “non ascoltiamo una persona per capire cosa ha da dire, ma solo per rispondere”, per dimostrare di avere sempre un’opinione, spesso prendendo in prestito quella altrui per utilizzarla preconfezionata.
Dobbiamo sapere sempre tutto di tutto, avere sempre un’idea su qualsiasi cosa, sapere cosa dire e fare ci rende sempre integrati al sistema degli stimoli - ininterrotti e multiformi - e così ci siamo omologati al pensiero unico, strumento di controllo e manipolazione dei pochi sulla moltitudine.

Nel nulla è possibile l’Infinito.
Solo nel silenzio è possibile la vera Libertà.
Sì perché, se Libertà è esprimere ciò che si vuole, bisogna prima volerla una cosa, e non come reazione, non perché una qualche costruzione sociale ci suggerisce cosa desiderare, ma perché la sentiamo dentro. E se “dentro” non ci andiamo, quali sono i nostri sinceri e autentici desideri non potremo mai saperlo.
Nel silenzio c’è quel nulla che non ci distrae, quel niente che è presupposto di ogni possibilità, dove la mente si acquieta e nessuna distrazione ci tormenta.
La maggior parte delle persone fa fatica a restare sola con sé stessa, e per questo ha difficoltà ad esprimersi. Chiedersi cosa si vuole realmente è un atto di coraggio, è far crollare le false certezze, è mettersi a nudo, e scoprire le proprie fragilità e incongruenze.
L’arte ci viene in soccorso e ci aiuta a fare questo viaggio interiore, a far emergere in una maniera differentemente dolorosa tutto quello che abbiamo dentro. Gli dà le forme più disparate riuscendo a rendere il tutto di una bellezza inesorabile e inevitabile, quella che portiamo dentro da sempre. Quella che abbiamo voluto rinnegare per non dover essere alla sua altezza.
Un tempo avevo paura del silenzio.
Oggi ho paura della sua assenza.
Ho riscoperto l’eleganza del tacere, della granitica fragilità del non saper cosa dire, di riscoprirsi senza parole, e la difficile sensazione del non riempire per forza gli spazi vuoti.
Questo ha dato maggiore ampiezza e profondità alle mie parole, oggi hanno un peso differente.
“Le parole sono azioni che fanno accadere i fatti”, questo lessi una volta su un libro, e questa frase mi trova d’accordo, e per questo dobbiamo averne cura.
Esprimersi è un processo alchemico di eliminazione del superfluo per donare solo l’essenza di ciò che si è.
Altrimenti è un ingorgo di suoni che si perderanno nel vento.
Che sia con la parola, una penna, un pennello, uno strumento musicale, è dentro di noi questa essenza, e solo nel silenzio la possiamo prendere per portare in superfice.
E non c’è nulla che evochi più magia del potere delle parole, o dall’arte.
Andrea
Testo di Andrea Stella (andrea___stella)
Fotografia di Canva

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