racconto sensoriale: Il mirto e il corbezzolo
- lachanceria
- 20 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Il cestino è quasi pieno di bacche gonfie di pioggia e sole. Il viola scuro dei frutti contrasta con l’intreccio color paglia. Mi sfugge se siano più buffe o regali, con quelle coroncine a ricordare il fiore da cui provengono.
Le punte delle scarpe sono umide di rugiada. Stamane ho cominciato presto la raccolta, in compagnia; su di me volteggiano due corvi imperiali, esibendosi in quel verso molto poco imperiale che assomiglia a una trombetta scordata.
Salgo ancora un po’, seguendo la dolcezza della collina, e raggiungo una nuova pianta. Le chiedo: posso pettinarti? Una leggera folata di vento mi porta il suo sì. Quindi accarezzo con delicatezza un ciuffo di rami e lo stringo per passarci il pettine. Gli spilloni di ferro stringono la base delle bacche costringendole a cadere direttamente nel piccolo vano attaccato alla loro base. Qualche strigliata e il gioco è fatto. Accarezzo di nuovo i rametti ormai privi di frutti, prima di salutare anche questo arbusto. Mi annuso le mani: l’aroma che sento è intenso e mi parla di festa e carne arrosto, di pioggia e Natale.
Poco più avanti, muovendomi tra giovani asfodeli, mi imbatto in un corbezzolo. Finalmente la merenda! Così, mentre il sole d’inverno comincia a scaldarmi, appoggio il cesto e mi dedico anima e corpo a quel momento. Osservo il frutto: amalgama nella sua rotondità il rosso e il giallo, confermando che i due colori insieme divengono arancio. Ne prendo uno e vengo in contatto con la ruvidezza che lo caratterizza e che sulla lingua ha un effetto particolare. Annuso la sua straniante assenza di profumo prima di scioglierlo in bocca, assaporando il dolce e aspro ruvido impasto naturale. Caramelle. Una dietro l’altra!

Alla mente arrivano le passeggiate di ragazza scout, quando rimanevo indietro rispetto al gruppo per farne scorpacciate.
Un gracchiare mi riporta nel qui e ora. Gli uccelli neri si dirigono veloci verso ovest, e il suono violento di uno sparo rompe la pace.
Sono arrivati i cacciatori.
Infastidita dalla loro presenza, rimetto il cesto sottobraccio e mi avvio giù per la collina, fino a casa.
Testo e fotografia di Carla Marcialis (carla_marcialis_)
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