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Distratto o concentrato?

  • lachanceria
  • 27 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

sottotitolo: Racconti di una naturalista in viaggio nelle quotidianità


rubrica: Ariagard’s Tales



Un ragazzino se ne stava curvo sulla sedia in prima fila, leggermente scostato dal banco con qualcosa appoggiato alle gambe, intorno a lui imperversavano gli schiamazzi e le palline volanti della pausa. La collega di sostegno mi si avvicinò.

"Luciano, è un caso difficile." sospirò con enfasi. "Non sappiamo come fare coi colleghi!" 

Aveva in viso l’espressione di chi parla di un parente malato. 

"È impossibile tenerlo concentrato su qualcosa, si distrae sempre! Nulla lo interessa." incrociò le braccia e prese a fissarlo torva prima di continuare "Rischia di saltare l’anno se non si dà una svegliata."

Non mi sembrava: dalla cortina di capelli scuri intravedevo due occhi vigili e mobili. 

Finii la lezione qualche minuto prima. La classe piombò in un brusio preoccupato per la verifica di inglese e i ripassi dell’ultimo minuto. Scienze era piaciuta a Luciano, avevo avuto per quasi tutto il tempo i suoi occhi nocciola puntati addosso, ogni tanto aveva sbirciato qualcosa appoggiato allo zaino e non sembrava turbato dall’imminente verifica. 

Si accoccolò sulla sedia e vidi cosa attirasse tanto la sua attenzione: un fumetto, un manga per l’esattezza. Bingo! Mi avvicinai a lui.

"Allora ti piace leggere?!" si immobilizzò come una lepre accecata dai fari. 

"Che manga è?" alzò gli occhi, gli sorridevano pure le orecchie.Mi rispose con un nome in giapponese impossibile da ricordare per me."Non lo conosco." sbirciai dall’alto. Era scritto in inglese. Oh."Conosci anche il giapponese?" il sorriso che mi rivolse mi ripagò di ogni chilometro fatto per arrivare in quella scuola sperduta."Lo sto imparando, prof." si chinò e tirò fuori un altro manga dallo zaino "Questo è per principianti." lo aprì, rivelando nuvolette colme di ideogrammi "Ma capisco solo qualche parola qua e là. Per ora seguo la storia con le immagini. Sa, ci hanno fatto anche un anime con questo. Parlato mi è più facile capirlo."

Accidenti, alla faccia di chi non ha interessi!

"Le lingue sono così, Luciano, prima le capisci ad orecchio, poi associ i simboli al suono." gli sorrisi: se lo meritava un incoraggiamento.

"Ma prof, lei insegna anche lingue?"

"No, ma so come funziona l’apprendimento." mi sorrise appena e armeggiò per riporre il manga.


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La collega di sostegno mi affiancò.

"Luciano!" abbaiò la docente "Metti via quella roba e ripassa inglese piuttosto! Vedi come fanno i tuoi compagni? Su, tira fuori il quaderno!" 

Trattenni una risata che mi gonfiò le guance, Luciano se ne accorse e ci guardammo con intesa. Sapevamo entrambi che quella verifica sarebbe andata benone. Avrei voluto chiedergli cosa lo avesse interessato della mia lezione per averlo tenuto lontano dalla sua lettura, ma non feci in tempo: la collega di inglese entrò marciando in classe, abbracciata ad una risma di fogli. 

Ci salutammo.

Non rividi più quella classe: quel giorno fu il mio ultimo di quella breve supplenza con loro. Ho sperato che Luciano trovasse la sua strada tra le insidie della scuola e che qualcun altro notasse in lui il potenziale che io vi avevo scorto.


Ariagard


Testo di Arianna Gardini (pagina Facebook)

Testo di Canva





1 commento

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Tamra
27 ott
Valutazione 5 stelle su 5.

Scrittura limpida e sensibile: trasmette con forza il valore dell’educare davvero.

Complimenti!

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