Il Bosco delle memorie antiche
- lachanceria
- 14 nov
- Tempo di lettura: 3 min
Rubrica: Oltre il Ponte dei Sogni
Ogni notte varchiamo una soglia invisibile. Il corpo si distende, la mente cede, e qualcosa in noi attraversa un ponte. Un ponte che non ha tempo, né geografia, ma che collega la realtà al mistero, la coscienza all’inconscio, il quotidiano al sacro.
È questo passaggio silenzioso che vogliamo esplorare in questa rubrica: Oltre il Ponte dei Sogni è un viaggio mensile nel mondo onirico, un cammino simbolico e intuitivo tra sogni, archetipi, emozioni e immagini interiori.
In ogni articolo ci lasceremo guidare da una domanda e da una carta estratta dagli Oracoli Divinatori dei Sogni (di Laura Tuan, ed. De Vecchi). Come in una lettura simbolica ispirata alle costellazioni familiari, partiremo da quell’Oracolo per esplorare un tema legato all’esperienza onirica: lo attraverseremo con strumenti diversi – dalla psicologia alla mitologia, dalla fiaba all'esoterismo – tenendo sempre un piede nel mondo del simbolo e uno nell’ascolto del corpo.
Ogni sogno, ogni immagine, ogni intuizione che emerge nel dormiveglia può offrirci una chiave per comprendere noi stessi, riconoscere un bisogno, trasformare un nodo, riconnetterci a una parte dimenticata.
Questo non è un luogo in cui interpretare i sogni come enigmi da risolvere. È un luogo di attraversamento, di ascolto, di relazione.
Un ponte, appunto.
Nel porre la domanda al mio mazzo di Oracoli, questo mese di Novembre, mi sono lasciata ispirare dalla stagione autunnale, dal suo sentimento di antico, dalle festività dedicate ai nostri cari defunti. Questo è un periodo magico, che per primo apre la soglia al mondo altro e che si richiuderà solo nel cuore dell'inverno, a gennaio, quando la Vecchia Dea, in groppa alla sua scopa, solcando i cieli notturni, riporterà equilibrio tra i mondi.
La domanda che ho sentito di porre è questa:
Quali memorie antiche vivono nei nostri sogni?

La carta estratta è la numero 40: Il Bosco.
In questa carta, la natura si impone con tutta la sua presenza silenziosa. I tratti intrecciati evocano la trama viva del sottobosco: un rifugio umido, odoroso, che accoglie. La luce che filtra tra le fronde dissolve l'antico timore delle ombre, restituendo al bosco il suo volto più intimo e benefico: quello di un luogo che custodisce, nutre e protegge.
Il Bosco è uno dei simboli più ricchi e archetipici dell'inconscio collettivo. Freud osservava come alcuni sogni contengano immagini non riconducibili all'esperienza personale del sognatore, ma a un patrimonio simbolico arcaico: elementi psichici sopravvissuti da epoche remote, che chiamava "resti arcaici". Sono frammenti di miti, riti, strutture di pensiero prelogiche.
Per Jung, invece, l'inconscio è anche collettivo: una dimensione psichica condivisa, dove vivono gli archetipi, forme universali come il Bosco, l'Ombra, la Madre, l'Animale. Nei sogni, questi archetipi emergono come scenari, figure, presenze. Il Bosco può essere luogo di iniziazione, di trasformazione, di ritorno alla Madre, o spazio dell'Ombra dove dimora ciò che è stato rimosso.
Per Hillman, il sogno è già mitologia. Non va decifrato, ma abitato. Il Bosco è un paesaggio psichico, un luogo da sentire più che spiegare. È lì che immagini antiche si risvegliano, che l'anima parla attraverso la natura.
Il Bosco è la soglia tra visibile e invisibile, tra presente e radici. Una casa di spiriti, memorie vegetali, simboli dormienti. È anche ciò che ci spaventa: la natura indomita, l'ignoto, l'ombra. Ma è proprio qui che si cela la via.
Nelle fiabe dei fratelli Grimm, la foresta è teatro di incontri straordinari, prove magiche, incontri con esseri sovrannaturali. Il Bosco è luogo sacro, di iniziazione. Spazio sospeso, dove tempo e forma si dissolvono, e la natura si fa spirito.
Attraversare il Bosco è fare esperienza del molteplice. Dare dignità a ogni sentiero, ascoltare il fruscio delle foglie, farsi condurre dal vento. Solo fermandoci possiamo distinguere la ricchezza di questa soglia: dove vita e morte si nutrono a vicenda.
Uscire dal Bosco nei sogni è segnale positivo: superamento di crisi, liberazione, ritorno alla luce. Ma anche sognarlo è un invito a conoscersi meglio, a scendere nei meandri dell’anima. Come accade a Dante, che nella selva oscura inizia il suo viaggio di trasformazione.
Il Bosco è il luogo dove tornare a sentire la terra, il corpo, le forze elementari. Ma è anche lo spazio che ci avvisa: hai esaurito le tue energie, è tempo di archiviare, di fare memoria. Di lasciare che il destino ti conduca altrove.
Scrive Jung:
“Non possiamo permetterci di essere ingenui nell’interpretazione dei sogni. Essi hanno origine in uno spirito che non è affatto umano, ma che costituisce piuttosto un respiro della natura: uno spirito di questa divinità altrettanto bella e generosa quanto crudele.”
Il Bosco, allora, è il respiro profondo della psiche. Un luogo antico, mitico, che ci chiama a ricordare chi siamo davvero.
Tamara
Testo e foto di Tamara Barbarossa (@tamara_barbarossa)

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