L’Oracolo e l’Editoriale di Febbraio
A cura di Rossana Orsi
Lascio che i nodi si spostino
si sciolgano
il tanto che basta a chiudere un ciclo
sull’ombra che disegna la mia schiena sdraiata.
Mi faccio pettine dai denti stretti
e biondi crini di cavallo,
manto di cenere:
mogano e notturno
lucido e folto.
Scivolo tra le fughe delle piastrelle
e resto
in disparte e accentratrice,
tocco sommità e vertice
e così mi lascio toccare.

L’anno è iniziato con segni tangibili che mi hanno portata a fare diverse riflessioni su punti simili. Da una parte c’è il passaggio di consegne tipico del Capodanno coi suoi strascichi che arrivano fino a fine gennaio. Dall’altra c’è la spinta propulsiva in avanti, verso ciò che è ancora ignoto ma che vestiamo di desideri e realizzazioni. In questo bivio mi sono trovata calamitata rispetto a quanto senta l’importanza di pulire, e ripulire, me stessa.
Le forti raffiche di vento, che hanno caratterizzato alcune settimane di gennaio, mi hanno come espresso un segnale: far pace con la forza che in alcuni casi è necessaria per far circolare l’aria, e non solo. Così, nell’immagine di un cielo comune, ci vedo avere a che fare con climi diversi, precipitazioni e ricomparse del sole, eventi disparati che hanno però molto da insegnarci. Oltre al fatto che la Natura possiede la bellezza dei non giudizi, la saggezza e l’espressione massima di ciò che chiamiamo vita, sa anche offrirci - in rappresentazioni quotidiane e spesso fugaci - chiarificazioni su quello che succede ad ognuno di noi.
Possiamo avere momenti di conflitto, di burrasca, di separazione da tutto ciò che ci circonda. Possiamo arrivare a escludere alcuni punti di vista o possibilità, chiuderci per proteggerci, andare avanti per inerzia o da soli. Eppure, quando mi guardo attorno, quando scambio un mio sentire o una percezione con quella dell’esterno, leggo negli eventi la soluzione ai momenti che mi erano sembrati difficili. Certo, le soluzioni della Natura non hanno accezione umana, se intendiamo per soluzione qualcosa di unico che consideriamo eterno. E non intendo nemmeno dire che questo tipo di soluzioni possano vanificare l’impressione di difficoltà che si era provata, anzi, è più una messa a fuoco sempre maggiore che riesce a far evaporare la tensione dovuta alle resistenze. Un po’ come se potessimo pensarci sia la sorgente di quelle raffiche che, allo stesso tempo, il loro interno.
Perciò ringrazio gennaio per gli spunti che mi ha regalato. Mi sento diversa, ora che muovo i primi passi in febbraio, mano nella mano a Tamara che - insieme al gruppo di Unfioreladomenica - vi accompagnerà nelle rubriche dedicate al progetto di divulgazione naturalistica che potete seguire anche attraverso i nostri social.

Mi vedi statuaria
illuminata come un faro lungo la costa del tuo mare.
Mi vedi raccogliere conchiglie
e camminare su e giù
lungo il bagnasciuga del tempo
dove le terre di nessuno si raccontano
in vecchie e nuove storie di onda in onda,
dove il sole ritorna sulla nascita
e l’asse collima allo spazio interiore.
Vado e vengo
cantando gli strati dei mesi
arzigogolata come pochi
contro l’amnesia dei baci.
Si può trovare pace con poco:
ti sussurro l’incipit di un libro,
ho allungato il fiato sulle giornate,
nel pianeta del fato
farò mari e monti anche per te,
identici a un gomitolo di stelle cadenti.
Rossana
Testo di Rossana Orsi (rossana_orsi)
Fotografia di Tamara Barbarossa (tamara_barbarossa)
Comments