La malinconia delle fate
- lachanceria
- 3 giorni fa
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Rubrica: Sussurri dal bosco - incontri col fantastico
C’è sempre un po’ di tristezza quando si compiono gli ultimi passi di un cammino. Una soddisfazione mista a malinconia: la malinconia delle fate, come la definisce Pietro Citati ne La Luce della Notte — una nostalgia sottile per un mondo a cui non abbiamo più accesso, per nostra stessa scelta. L’essere umano teme ciò che non conosce, ciò che gli è estraneo. Lo combatte con la lama tra i denti, fino a bandirlo completamente.
Per scorgere il mondo dei Fairies, non ci resta che fissare lo sguardo in due direzioni: il basso segno dell’aria — quello spazio sospeso tra noi e le nuvole, dove essi condensano il proprio corpo — e poi, naturalmente, tutti quei luoghi che sono loro congeniali: fessure, crepacci, cavità, grotte sotterranee da cui sembra provenire un soffio di mantici, un battere di martelli. È la loro musica, la musica dei Fairies-fabbri, che come il dio Ermes hanno il compito cosmico di mediare tra l’alto e il basso.
Poiché i Fairies sono fatti così: doppi, allo stesso tempo aerei e ctonii. Intessuti di luce e di tenebra. Non dobbiamo stupirci se si lasciano intravedere meglio al crepuscolo, quando il giorno e la notte si confondono, quando ogni cosa vibra nell’ambiguità.

La loro esistenza non è in pericolo. Il fatto che si siano ritirati su altri piani dell’essere non significa che siano destinati a sparire. Come scrive il reverendo Robert Kirk ne Il Regno Segreto, i Fairies vivono del nostro riflesso. Talvolta, attraverso la sottile parete che ci separa, ci colpiscono con i loro scherzi. Altre volte, scendono tra noi, rapiscono un essere umano — quasi sempre un bambino o una puerpera — e lo sostituiscono con un doppio. Ci fanno innamorare perdutamente, e noi finiamo per trascorrere il resto della nostra vita vagando in un oblio fatto di acque stagnanti, punti da spine di biancospino, prigionieri della nostra stessa mente. Oppure, come accadde alla sacerdotessa Morgana, veniamo attirati nel loro mondo: ma non avendo i suoi stessi poteri, per noi trovare la via del ritorno sarebbe impossibile.
Eppure è proprio così che la rete invisibile di rapporti, passaggi e frequentazioni segrete continua a legare il nostro mondo a quello delle fate.

Il Piccolo Popolo continuerà a vivere tra le pagine Instagram di @raccontioltreilvelo ma non temete, nella prossima stagione sul #blog22 saremo ancora con voi per condurvi lungo sentieri magici e misteriosi, attraverso il velo. E a tal proposito, non perdete gli aggiornamenti legati alla pubblicazione del nostro libro: per saperne di più iscrivetevi alla newsletter della Chanceria e seguite le attività social di Edizioni La Rìa.
Vi aspettiamo!
Perché il velo non si dissolve mai del tutto. Rimane teso tra i mondi come un respiro sottile, pronto a fremere al minimo sussurro. Basta poco per riattivare l’incanto: una storia raccontata sottovoce, un sogno che non si lascia dimenticare, una luce diversa tra i rami. Le fate attendono — sempre — che qualcuno torni a cercarle.
Testo e ricerche di Tamara Barbarossa (@tamara_barbarossa)
Illustrazione di Barbara Aimi (@aimi.barbara)
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