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La permanenza dell’Energia

  • lachanceria
  • 11 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

rubrica: Il vostro Druido di fiducia


Ben ritrovati, ci eravamo lasciati a Settembre con la speranza dell’arrivo del fresco (almeno da parte mia), e ci ritroviamo con questo inizio di autunno e la comparsa delle prime giornate nebbiose che portano con loro la voglia di mettersi a leggere con una copertina addosso.


La riflessione di questo mese nasce dalla voglia di condividere le mie energie e da una giornata nella quale scarseggiano le mie personali riserve da iperattivo. Tuttavia so benissimo il perché: in luna calante, come dice la mia cara amica Chiara, ”siamo sempre con le gomme un po’ a terra”.

Quelli da poco passati, sono stati tre cicli lunari molto interessanti, veloci quanto basta ed estremamente potenti. Ed è proprio di energia che voglio parlarvi quest’oggi, nella sua astrattezza, permanenza e impermanenza allo stesso tempo.


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La troviamo ovunque, se solo la cerchiamo. Ad esempio io la vedo e la sento nel cibo ogni volta che cucino qualcosa (come forse vi ho già detto, ma mi piace sempre ribadirlo, “cucinare è un gesto di amore”) perché il cibo mantiene quella vibrazione che noi stessi gli infondiamo mentre lo prepariamo. Oppure nell’acqua, come studiava un bellissimo personaggio, Masaru Emoto, che rivoluzionò con questo libro la mia percezione di come si muovono certe energie sottili nel mondo. 

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Negli oggetti che possediamo, o che ci donano, nei quali vengono infuse sensazioni e intenzioni. C’è da dire che gli oggetti, qualche volta, scelgono da soli le strade da percorrere. Vi è mai successo che un oggetto al quale tenevate molto si sia volatilizzato, o rotto, anche se voi gli dedicavate la vostra massima attenzione?


Vi ho poi parlato l’altra volta di come succeda spesso nella storia che i luoghi di culto nascano sopra altri luoghi di culto, più antichi, di culture diverse. Certo potremmo trovare svariati perché a questo: appropriazione culturale, la voglia di cancellare la cultura preesistente in quanto scomoda, talvolta anche il tentativo di integrare chi veniva prima lasciandogli i “suoi luoghi”, etc. Tutti motivi validi, per carità, ma sono convinto, dopo varie ricerche e letture, che ci sia una volontà dell’umano stesso che costruisce il luogo di culto, forse più grande di lui, di riconoscere l’energia intrinseca di quel luogo nata e cresciuta in anni di preghiere, sacrifici, convergenza di persone, tutte cose che contribuiscono alla sopravvivenza di quella energia che viene poi percepita sempre più forte.


Nell’antica Inghilterra ante Nomen, troviamo chiese fatte costruire dai romani sopra a templi preesistenti dei Celti o dei Druidi, sopra boschi sacri o colline con Nemeton (boschi o radure sacre) oppure ancora troviamo costruzioni di pietra quali Menhir o Chromlech. Inizialmente, come vi dicevo, per continuare a far confluire i popoli che pregavano nello stesso punto. 

Energeticamente, di sicuro, erano qualche cosa di estremamente potente.


Troviamo, prendiamo, assorbiamo energie dalle persone che ci circondano, perché è infinitamente più facile essere felici in mezzo  persone solari e sorridenti, e mettiamo in circolo. Conoscete la frase “siamo la somma delle 5 persone che frequentiamo di più”? Veniamo attratti da persone che risuonano con il nostro essere e siamo condizionati da persone che energeticamente hanno il potere di sconvolgere il nostro stato d’animo solo essendo loro stesse e modificando la nostra energia di base.

Vi lascio con un brano tratto da un libro, sempre a tema energetico, con il quale vorrei enfatizzare quanto anticamente si sapesse già di questo meraviglioso e potente mezzo chiamato ENERGIA:


“Durante la festività di Samahin, con la certezza del passaggio tra i mondi, in ogni casa si celebrava la memoria dei morti, di coloro che si erano trasferiti temporaneamente dall’altra parte. Spesso si manifestava sotto forma di oracolo, attraverso un Druido o un vate. Durante questa notte si accendeva un fuoco al centro del nemeton più grande chiamato PADRE FUOCO. I Druidi vi si radunavano intorno, e sotto la supervisione della corporazione dei fabbri, lo spegnevano. A questo segnale, da vicino o da lontano, tutti i fuochi dei villaggi si spegnevano e ovunque regnava il silenzio della morte; la natura tornava allo stato selvaggio della notte originaria. Quando il fuoco si riaccendeva da un santuario più elevato, collocato su una collina sacra, risuonavano clamori di gioia in tutte le case. La fiamma del fuoco padre si diffondeva ovunque come sangue nuovo, portando la voce degli dèi, la loro volontà e l’energia vitale in molteplici bracieri della vita.

I Celti credevano nella metempsicosi, il grande ciclo delle rinascite. E quindi spesso dopo diversi cicli trascorsi in un corpo umano, animale, fungino, vegetale o minerale, che l’anima, colma di emozioni (e quindi in tutta la sua pienezza), riusciva ad attraversare l’intervallo e mescolarsi di nuovo al corpo assoluto di Dana.”


Se vuoi, puoi visitare la mia Pagina Facebook: Creazioni Druidiche.

Facci sapere le tue riflessioni, qui o sui social de La Chanceria.

Alla prossima! 


Elia Bianzino,

ma puoi chiamarmi “Elia il Druido”


Testo di Elia Bianzino




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