La ricerca del Graal: diventare il Cavaliere
- lachanceria
- 10 giu
- Tempo di lettura: 4 min
rubrica: Il vostro Druido di fiducia
Non andiamo verso 4 direzioni, non perdiamo tempo, prendiamo la via di mezzo fino alla rosa mistica situata al centro della croce cosmica, mettiamo entrambe i piedi sul piatto (sapendo che nelle vecchie versioni arturiane il Graal è descritto sotto forma di tagliere) lavoriamo con il crogiolo (la cui etimologia indica che si trova all’incrocio, sinonimo dell’antico vocabolo celtico per crocevia [...] Capiamo che l’uno/Tutto è l’unica panacea e cerchiamo attivamente la quintessenza, come il gigante buono Pantagruele [letteralmente il quintuplo del graal]) speriamo di avere fortuna e di portare alla luce ‘il vaso delle rose’: il sacro calice che ha sempre e ovunque occupato il cuore dell’uomo e del mondo, il ‘Centro’ micro e macro cosmico, donando la propria realtà a ogni cosa.
Pierre-Yves le Noole,
Le Saint Bol, Rafael de Surtis, 2019
Bentrovati a tutti.
Ormai avrete imparato a conoscermi e, se non lo avete fatto, potete recuperare i miei articoli precedenti qui sul blog22.
La lettura, che è tra le mie più amate passioni, mi regala spesso spunti interessanti sui quali mi piace confrontarmi con amici e conoscenti, e ovviamente anche con voi lettori.
Questo mese sono qui a parlarvi di tradizione, simbolismo e oggetti misteriosi che nella storia e nella religione hanno sempre avuto non solo il potere di guidarci, o di trasmetterci messaggi (divini o umani che siano), ma anche hanno avuto più di una valenza a seconda della nostra estrazione sociale o della chiave di lettura che decidiamo di adottare nei loro confronti.

Qui vi ho già parlato dei 10 precetti e della loro ricorrenza sia numerica che simbolica in varie credenze. Quest’oggi, imbattendomi in un racconto sul Graal, mi sono voluto informare riguardo al suo simbolismo che spesso leghiamo al personaggio di Gesù e all’ultima cena, ma che ha radici ben più antiche.
Il primo scritto a farmi venire qualche riflessione in merito è stato “Il mistero del Graal” di Julius Evola, filosofo italiano molto controverso che allontanava il Graal dalle tradizioni Cristiane reputandole elementi accessori e secondari. Questo tipo di trasposizione, da più antiche a più recenti religioni o credenze, di certo non è nuovo, personalmente l’ho già notato molte volte leggendo di Celti e di tradizioni che sono state prese in prestito e trascritte o trasposte nelle varie epoche. Tuttavia, considerando le origini ben precedenti di questo oggetto, Evola stesso lo descrive come simbolo per l’iniziazione guerriera. Infatti già negli antichi poemi tramandati dai Celti e dai Galli (qui vi parlai di Asterix e Obelix) questo misterioso oggetto senza forma definita era prezioso soprattutto perché conteneva il “soma radicale”, il segreto perfetto o la chiave assoluta che permetterebbe l’accesso diretto ai mondi superiori.
In una leggenda si narra che fu proprio Merlino, il primo dei Druidi, a mandare Artù alla ricerca del Graal; in un’altra si racconta che Perceval (Peredur in gallese) fosse alla ricerca di questo oggetto misterioso che appariva in 3 forme:
– oggetto immateriale, di natura del tutto sconosciuta
– pietra di luce, una pietra celeste
– una coppa d’oro ornata di pietre preziose o ricavata da uno smeraldo.

Secondo René Guénon il Graal simboleggia l'integrità della tradizione iniziatica, cioè di una sapienza perenne, e il suo smarrimento il carattere nascosto di quest'ultima che può essere ritrovata solo da chi ne possegga le chiavi.
Egli accenna in proposito a un duplice significato:
«Il Graal rappresenta nel medesimo tempo due cose che sono strettamente solidali l'un l'altra; chi possiede integralmente la «tradizione primordiale», chi è pervenuto al grado di conoscenza effettiva essenzialmente implicito in questo possesso, è difatti, per ciò stesso, reintegrato nella pienezza dello «stato primordiale». A queste due cose, «stato primordiale» e «tradizione primordiale», si riferisce il duplice senso inerente alla stessa parola Graal, perché, con una di quelle assimilazioni verbali che hanno spesso nel simbolismo una funzione non trascurabile, e che hanno d'altronde delle ragioni assai più profonde di quanto non si immaginerebbe a prima vista, il Graal è simultaneamente un vaso (grasale) ed un libro (gradale o graduale); quest'ultimo aspetto designa manifestamente la tradizione, mentre l'altro concerne più direttamente lo stato stesso.»
René Guénon, Il Re del mondo, cap. 5,
trad. it. Di Arturo Reghini
Le sue virtù, pare da subito lapalissiano, non sono da ascriversi alla sua forma o composizione, bensì al suo contenuto: il sangue primordiale o soma.
Nella cultura Druidica toccava proprio ai Druidi fabbricare questo rimedio universale capace di trasformare l’anima, nel già citato calderone magico (articolo di riferimento). Questo simbolo contenuto nello stesso Graal è portatore di luce, ovvero da lui scaturisce la somma conoscenza, come dicevamo prima.
Le sue altre virtù sono:
– il nutrimento spirituale
– l’essere vulnerario, ovvero possedere la capacità di rimarginare le ferite mortali permettendo l’immortalità – la vittoria in battaglia, così come sulla morte fisica
– la proprietà distruttiva, in grado di proteggere tutti i suoi poteri da eventuali usi disonesti.
Possiamo così cominciare a vedere quanto tutto questo sia simbolo di trasformazione e di crescita.
Simbolo “assoluto dell’interdipendenza tra la condizione terrena e la capacità celeste di chi si mette alla ricerca, consentire una interiorità sempre maggiore fino a raggiungere la loro interezza.” (cit. “La magia e la saggezza dei Druidi”).
Sta a noi quindi diventare cavalieri alla ricerca di questo Graal e del senso della vita. Anche qualora non riuscissimo a trovare l’intero contenuto, il famigerato “soma”, già l’intenzione di quella ricerca ci guiderà verso la determinazione e la forgiatura del nostro corpo sottile.
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Il Vostro Druido di Fiducia
Elia Bianzino,
ma puoi chiamarmi “Elia il Druido”
Testo di Elia Bianzino
Fotografia di Pixaby
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