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Maschile e Femminile

rubrica: Il vostro Druido di fiducia


Mi trovo in una calda giornata primaverile, ma con vento freddo. Ed è così che capto delle intuizioni e che le idee viaggiano per la testa.


Bentrovati in questo nuovo appuntamento del mese. Dopo l’empatia, oggi vorrei parlarvi di un concetto molto particolare che nel tempo e nelle svariate culture è cambiato tanto, tanto di diventare costantemente oggetto di ulteriori revisioni.

Sto parlando di Maschile e Femminile, o yin e yang. Due facce della stessa medaglia, anche per quanto riguarda la mia esperienza personale. 

Ci tengo subito a dire che non entrerò qui in discorsi complicati sul sesso (sentito o percepito). Vorrei soffermarmi piuttosto sulla panoramica che esamina i vari momenti dell’essere umano il quale oscillando tra i due poli si avvicina prima più all’uno e poi più all’altra parte di sé stesso. 

Parlerò quindi di maschile e femminile come percezioni di sensazioni e allineamenti, non come volontà di identificazione di genere, ma appunto come energie Yin e Yang: “le due parti della stessa cosa”.



Tutto il mondo manifesto si regge sui due principi yin e yang;

  1. Lo yin e yang sono opposti: qualunque cosa ha un suo opposto, non assoluto, ma in termini comparativi. Nessuna cosa può essere completamente yin o completamente yang; essa contiene il seme per il proprio opposto.

  2. Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.


Partiamo da un concetto antico. 

In molte culture (tra le quali c’è sicuramente anche quella Celtica) la donna ha sempre avuto un ruolo di forza.

Nella cultura druidica, i Druidi e le Druidesse erano entrambi molto importanti. Pur avendo la stessa rilevanza, però, non avevano gli stessi compiti. Per quel poco che è stato riportato in letteratura, pare che ognuno a seconda del richiamo potesse avere accezioni diverse, questo perché come nel nostro mondo attuale, tolti i luoghi comuni, ciascuno di noi sviluppa talenti e peculiarità più assimilabili al maschile o al femminile. 

Mi hanno insegnato, e ho imparato a conoscere dentro di me, diverse parti, alcune più affini a una e altre all’altra definizione. 

Considerate che fino ai 17 anni spesso mi hanno scambiato per un ragazza, per i miei lineamenti dolci e il mio carattere affabile e gentile.

Ho dunque cominciato presto a capire quale fosse una o l’altra parte, a seconda di come uscivano dette o fatte determinate cose, e ad accoglierla senza troppe definizioni. Del resto maschile e femminile sono complementari così come le due parti che vivono in ognuno di noi, anche se magari non sempre ci sentiamo liberi di mostrarle in pubblico perché ci confrontiamo con ambienti ostili o sconosciuti.

Tutta la vita è una costante ricerca di risonanza per sentirci a nostro agio, che siano compagni di vita o amici sinceri. Quindi perché non provare a capire queste due energie che muovono ogni cosa fuori e dentro di noi, per comprenderle meglio?

Tutto questo pensiero nasce da un discorso che ho avuto recentemente con una cara amica che mi ha chiesto quanti amici uomini o donne avessi. Ho realizzato da anni ormai che mi lego molto più facilmente ad amicizie femminili, probabilmente perché le sento più affini al mio sentire, alla mia parte Yin per l’appunto.

La mia risposta è stata “Ho un sacco di amici uomini, sono tutti i compagni e i parenti delle mie amiche donne”.

Tornando semi seri, non ne faccio in nessun modo un discorso di sessualità ma, come detto, di sensazioni associate alle parti di noi definite maschile o femminile che sono entrambe necessarie alla nostra sopravvivenza ed entrambe possono manifestarsi dominanti o passive a seconda delle persone con cui ci stiamo interfacciando.

Mi piace cercare quella parte maschile di me stesso nei momenti di difficoltà, quando un po’ più di acume mi farebbe comodo, o quella femminile quando magari invece mi servirebbe chiarezza di visione, accoglienza, intuito. Tutto questo si riflette in un meraviglioso labirinto intricato di emozioni, di conoscenza di sé e di crescita personale.

Nella cultura degli Indiani nativi d’America (o pellerossa) in varie tribù era riconosciuta la cultura detta “two spirit” ovvero dei due spiriti. Ogni tribù la riconosceva in una maniera propria e aveva diverse sfaccettature, tuttavia c’era un concetto che rimaneva più o meno chiaro: le persone con “doppio spirito” avevano una visione più ampia del mondo e venivano considerati “portatori di uno sguardo più ampio sulle cose”. Se non ci facciamo condizionare da quel tipo persone che a 17 anni mi davano dell’effemminato o che mi giudicavano quando avevo comportamenti che loro ritenevano poco consoni perché non allineati agli esempi di machismo portati avanti dalla nostra cultura, e se anzi trattiamo questo fenomeno come sintomo di completezza o come una visione più ampia della vita prendendo spunto dai nativi americani, allora potremmo davvero beneficiare dell’equilibrio di queste due potenti forze. 

In un percorso di crescita posso smettere di dare peso al giudizio altrui (o posso almeno cercare di dargli il meno peso possibile) traendo invece beneficio dal sentire intimo che, anche se diverso, mi dà completezza, visione ampia. Prendo così Yin e Yang e li faccio convivere in un bellissimo Tao.


Mi auguro di essere stato il più trasparente possibile e di avervi trasmesso qualcosa di bello. 

Volevo anche ringraziare la mia amica Arianna per le molteplici ispirazioni e per avermi dato la possibilità di confrontare idee complesse mettendo a disposizione questo scritto, oltre ovviamente al #blog22 come sempre.


Segui le mie attività anche sulla mia Pagina Facebook: Creazioni Druidiche.

Ci vediamo il prossimo mese e, nel frattempo, puoi scrivermi per confrontarci insieme sugli aspetti emotivi che abbiamo trattato anche nei precedenti articoli.



Il Vostro Druido di Fiducia

Elia Bianzino,

ma puoi chiamarmi “Elia il Druido”


Testo di Elia Bianzino

Fotografia di Pixaby



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