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Spazzilla.

  • lachanceria
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

rubrica: A proposito di affetti.


Spazzilla è vissuta con me per 14 anni: ritrovata morente, forse bastonata o colpita da un'auto, è arrivata a casa mia, inizialmente in stallo. 

Avevo già due gatti e la sua accettazione non è stata facile. 

Un mese di terapia per le zampe, senza successo: la frattura delle vertebre lombari l'ha costretta per il resto della vita a camminare sulle zampe anteriori, ma per fortuna aveva il controllo degli sfinteri; le posteriori per sempre rigide.

Alla fine del mese di terapia, il veterinario mi propone di sopprimerla . 

Io allibisco: gli occhi di questo animale volevano vivere.


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Per un anno intero ho dedicato, tutti i giorni, 10 minuti del mio tempo a farle carezze: agli inizi per la sofferenza  perdeva la pelle a lembi, poi è guarita lentamente ed è diventata bellissima. Era un incrocio di siamese.

L'ho chiamata Spazzilla perché con le sue zampe rigide spazzava via tutto, tra cui il filo del telefono e l'abat-jour, che si trascinava per casa. 

Uno dei momenti più belli, tornare con lei da quel veterinario, portargli una scatola di cioccolatini e dirgli:

“Dottore,  si ricorda di noi?”

Lo sguardo stupito di lui è la ricompensa più bella.

“Aveva ragione, signora.” dice esitante. Poi, si scusa.

Quando parto per la Grecia, dove avrei trascorso quasi 5 anni della mia vita come docente di Italiano nella sezione greca della Scuola Italiana di Atene, porto con me Gavronsky, che si stava lasciando morire per la perdita di sua madre Priscilla, e Spazzilla.

Tutti e due in un trasportino, date le indicazioni della compagnia aerea: ma dopo Roma, i felini hanno cominciato a dare in escandescenze,  come purtroppo è capitato anche nei viaggi successivi.

Ad Atene, Gavronsky ha riscoperto la gioia di vivere: ed ho capito anche da lui come i cambiamenti, talvolta, siano fondamentali.


Tornata in Italia, ho dolorosamente dovuto decidere  la fine di Gavronsky, ammalato da tempo.

Allora Spazzilla, rimasta sola, si è espressa  al meglio: correva a salutarmi al mio rientro, richiamava la mia attenzione quando, secondo lei, stavo troppo al telefono, mi riempiva di coccole. E sembrava, con quelle zampe rigide, un animale antico, un essere dei miti, bello e strano.

Poi, la sua salute ha iniziato a declinare, è peggiorata rapidamente e così, per la seconda volta nella mia vita, ho dovuto decidere.

Adesso il suo corpo dorme sotto un ulivo, insieme con altri amici, ma sono certa che  nei Luoghi Alti abbiano accolto con gioia la sua essenza.

E, guardandola, qualcuno avrà detto: “Spazzilla, anche con le tue zampe rigide sei davvero bellissima.”

 


Testo e foto di Gloria Lai (Le fiabe di Gloria Lai)



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