Editoriale di Giugno
A cura di Tamara Barbarossa
Quando si avvicina il periodo del raccolto, mi piace passeggiare per le campagne coltivate a frumento. Mi sembra di percepire nell'aria il profumo del pane appena sfornato, anche se per incontrare la macina, i chicchi dovranno attendere ancora qualche settimana.
“Improvvisamente fu piena estate.
I campi verdi di grano,
cresciuti e riempiti nelle lunghe settimane di piogge,
cominciavano a imbiancarsi,
in ogni campo il papavero lampeggiava
col suo rosso smagliante…”
Hermann Esse - Estate
Immergersi in un campo di grano è emozionante. Si possono osservare le spighe che crescono assumendo altezze differenti: le più grosse proteggono le più piccole dalle intemperie e, a loro volta, le più piccole sostengono quelle più grandi. Mio nonno diceva che il grano è un popolo fitto, un ambiente biologico che si difende da solo, creando una fauna e una flora che si sposano alla perfezione. Un tempo doveva essere certamente così, quando insieme al frumento convivevano sia i papaveri che i fiordalisi, questi ultimi oggi diventati rari a causa dei pesticidi. Tuttavia, tra gambo e gambo, siamo ancora lieti di scoprire papaveri scarlatti che giocano a nascondino, oppure radunati a piccoli gruppi sul ciglio del terreno, richiamando belle immagini fotografiche.
Basta guardare il campo di grano dall'alto per ammirare il mare di spighe che ondeggia al tocco dell'alito caldo del vento di mezzogiorno, quando le ariste si piegano e tutte insieme assumono il colore dell'oro e dell'argento, scintillando come se tra loro vi fossero le lucciole. Un tempo era davvero così, quando la sera si potevano vedere dei lumini vagare piano qua e là, ma oggi sono rare proprio come i fiordalisi.
Circa dieci anni fa, fra i campi di Trapani, in Sicilia, mi capitava ancora di imbattermi in poetici spaventapasseri. Me ne ricordo uno che immortalammo: per cappello portava un vecchio paralume, una camicia che un tempo doveva essere stata bianca, una busta nera al posto dei calzoni e un fazzoletto di rafia legato intorno al collo, anche se, ad essere sincera, i corvi non lo temevano affatto.
Il grano simboleggia per eccellenza l'abbondanza, e le divinità ad esso associate vengono rappresentate floride mentre accolgono fra le braccia i fasci recisi. Le spighe portano in capo una corona di cento punte, sono le regine dei campi, oro per l'essere umano.
Nel 2021, ho scritto un racconto ispirandomi al suo ciclo vitale, s’intitola "Il cappello di paglia", racconta le avventure di Chicco, un piccolo chicco di grano che scampa alla macina. È pubblicato in una raccolta di vari autori a cui tengo in particolar modo che si intitola DALLA PARTE DELLA NATURA, edita da Chance Edizioni in collaborazione con EcoFactory Italia: parte del ricavato va a finanziare un progetto di riforestazione in una specifica area della Sicilia.
Potete acquistarlo seguendo questo link.
Noi di Unfioreladomenica siamo lieti di supportare iniziative che, come questa, si prendano cura di Madre Terra, terra dove il grano può abbondare.
Che le rose fioriscano sul vostro sentiero,
Tamara
Testo di Tamara Barbarossa (@tamara_barbarossa)
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