L’Oracolo e l’Editoriale di Marzo
A cura di Rossana Orsi
L’orologio dell’anno scandisce tre rintocchi
e mi trova pronta a chiamarli passi.
Scesa nel gorgo delle sabbie mobili
ho intuito il galoppo della bufera
prima che ricoprisse le mie tracce.
Ho letto fondi di caffé e stelle
ho conosciuto i crampi
della fame, del freddo, della sete
del mondo.
Ho assistito a lato e poco distante
diventando la veglia e l’ospite
regalando bouquet di aromatiche.

Lasciare andare febbraio non è facile per me. Con la sua capienza mi ha spinta a pormi domande sul possedere, contenere. E, inevitabilmente, sul mancante.
Febbraio ha tracciato un solco che marzo provvederà a riempire, con l’attenzione calibrata ormai dalle esperienze passate e con un tempo che non segue le lancette dell’orologio. Piuttosto sono i ritmi del cielo a guidare la mano di questo mese dalle dita vogliose d’azione, quei piccoli dettagli che si iniziano a intravedere perfino nel cemento più duro.
Mi capita ancora, di anno in anno, di farmi stupire dalla forza prepotente della vita di una pianta selvatica a bordo strada, dal suo chiedere spazio, dall’energia che sprigiona. La contemplo quando posso, interrompendo le mie passeggiate e concedendomi all’osservazione.
Il ciclo delle stagioni che ruota sotto ai nostri occhi ci parla di fascino, di esigenze, di mete. E mentre marzo mette in moto sé stesso e noi attraverso i primi accenni di primavera, sul blog teniamo traccia di questo passaggio attraverso gli articoli dei nostri collaboratori che offrono i loro vissuti emotivi declinandoli in maniera che possano raggiungere persone affini.
Vi auguro quindi una piacevole immersione negli articoli del mese: le recensioni, le poesie, le storie, le fotografie, la divulgazione naturalistica.
Vi ricordo di seguire le attività anche tramite i social e di supportare le persone che insieme a noi promuovono l’ecosistema della Chanceria.

Quasi mi preoccupa allargare le pupille
svegliarmi col sole
ripararmi dal bruciare.
Ma altro viene in mio soccorso
non più ciò che ho imparato
ma ciò che ancora non è accaduto.
Là
in quel terreno germinato
nello spazio di un tuo sì o di un tuo no
ci sono le possibilità che chiamavo nel buio.
A loro pensavo
- e solo a loro -
quando io stessa mi confondevo
quando a dimenarsi era qualcosa di fisico.
Qui
in questo numero tre vestito al maschile
intravedo l’unione dei sacri
che sono plurali e giunti come palmi
verticali come cipressi
stesi e mossi per asciugarmi la fronte dalle fatiche.
Grazie
dice la fame, il freddo, la sete
il mondo.
Quelli erano crampi di discernimento
che ho raccolto come fiori di campo
per offrirli a ciò che sto diventando.
Rossana
Testo di Rossana Orsi (rossana_orsi)
Fotografia di Tamara Barbarossa (tamara_barbarossa)
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