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CANALE MONTERANO E ANTICA MONTERANO

rubrica: PASSEGGIATE FUORIPORTA


Bentornati per questa nuova passeggiata insieme a noi!

Oggi vi condurremo in un paesino alle porte di Roma che nasconde meraviglie.

Questo mese siamo ospiti nella splendida Canale Monterano.

Cominciamo come di consueto con qualche cenno storico.

Monterano risulta abitata sin dall’Età del Bronzo e addirittura in epoca etrusca (quando era nota come Manturanum) sembra fosse una roccaforte del territorio che comprende l’odierna Cerveteri. Durante il medioevo fu inoltre capoluogo episcopale della diocesi che racchiudeva una zona che va dai monti della Tolfa a Bracciano.

Il primo insediamento, che darà poi vita a Canale, sorge ai piedi di Monte Sassano e risale alla metà del Cinquecento ed è opera di taglialegna umbri e toscani, chiamati a disboscare le fitte macchie del territorio. Questo villaggio viene chiamato Canale di Magliano. Negli stessi anni altri coloni vengono inviati da Virginio Orsini a bonificare il territorio ai piedi del monte Sassano e fondano un villaggio che chiamano Montesassano, ma vengono poi spostati più a valle dove danno vita al primo nucleo dell’attuale Montevirginio, luogo nel quale sorge il famoso eremo che vi consigliamo di visitare.

La famiglia Altieri, legata a papa Clemente X, compra Monterano dagli Orsini nel 1671. Per riqualificare il borgo la potente famiglia chiama Gian Lorenzo Bernini, artista simbolo dell’Italia barocca. Bernini trasforma il borgo in un ducato barocco, ideando la chiesa, il convento di San Bonaventura con la sua fontana ottagonale e riordina il Palazzo Ducale davanti al quale pone l’imponente fontana a scogli dominata dalla superba statua di un leone.

Dal 1956 la fontana ottagonale (realizzata con Pietra Manziana o trachite, ricavata dal Monte Calvario) si trova in piazza del Campo, mentre la statua del leone è custodita all’interno del Municipio. Ma le loro fedeli copie si possono ammirare nelle loro collocazioni originarie nell’antica Monterano. La copia in cemento della fontana si trova di fronte la chiesa di San Bonaventura, luogo in cui molti film sono stati girati, ma sicuramente tutti noi la ricordiamo come il rifugio del prete rivoluzionario amico del Marchese del Grillo! Per non parlare della cappella del palazzo che gli appassionati del genere riconosceranno come set del film Demoni. E le arcate dell’acquedotto? Non vi sembrano quelli che si vedono nel mitico Lady Hawke? Ma tanti altri sono stati i film, le serie tv, gli spot e i videoclip girati in questo luogo ricco di suggestioni e fuori dal tempo. Se farete, come vi consigliamo, una passeggiata in questo posto magnifico potrete divertirvi a riconoscere i vari set!

Proprio in quel periodo storico, tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, Monterano viene abbandonata dai suoi abitanti che si trasferiscono a Canale e a Montevirginio, ciò a causa prima di un’epidemia di malaria ed in seguito per gli scontri tra i sostenitori del papa e quelli dei rivoluzionari francesi che sostenevano la Repubblica.

Infine, nel 1873, Canale e Montevirginio si uniscono dando vita all’attuale Canale Monterano.

L’attuale sindaco Alessandro Bettarelli ci ha fornito qualche curiosità. “Alcuni studiosi sostengono che mentre la Fontana del Leone nel suo complesso è sicuramente del Bernini, il leone potrebbe essere antecedente, addirittura di epoca etrusca. Ci sono infatti altre testimonianze etrusche di leoni simili al nostro posti a presidio di tombe. Il leone aveva la funzione di difendere la tomba e rappresentava forza e coraggio. Inoltre il leone era il simbolo dei Paluzzi Albertoni, che ereditano il cognome dalla casata Altieri per evitare l’estinzione della casata principesca”

Addentriamoci ora per le strade del borgo di canale Monterano.

Cominciamo con il dire che il borgo ha iniziato a svilupparsi agli inizi del Seicento attorno alla prima chiesa parrocchiale dell’Assunta, nota oggi come” L’Oratorio”.

Risale invece alla seconda metà del Settecento la costruzione dell’attuale chiesa parrocchiale, dedicata anch’essa all’Assunta. Santa Maria Assunta in Cielo presenta una sola navata e due altari laterali, similmente alla chiesa di San Bonaventura. Al suo interno è possibile ammirare opere provenienti da Monterano, come le acquasantiere in marmo e la grande statua in legno della Madonna dei Sette Dolori.

Lungo la strada che porta a Tolfa ci imbattiamo invece nella piccola e affascinante chiesa della Madonnella, detta anche chiesa della Madonna del Quarto.

Lì sul Monte Sassano (oggi Monte Virginio in onore di Virginio Orsini) troviamo invece l’Eremo di Monte Virginio. L’eremo viene fatto erigere da Virginio Orsini, frate carmelitano e figlio dell’omonimo duca di Bracciano, feudatario del luogo. I lavori iniziano nel 1651 e terminano nel 1668. Il convento diventa un accogliente luogo di preghiera, ma offre anche utili occasioni di lavoro ai montevirginiesi, i quali lavorano nell’azienda agricola, nelle cave di pietra e nelle fornaci rimaste in funzione fino alla metà del Novecento.

La fabbrica di San Bonaventura è composta dall’unione della chiesa e del convento. La chiesa, con la sua facciata classica, si slancia al centro e presenta due campanili laterali ed un tiburio (la copertura esterna della cupola) di forma ottagonale. Arretrate rispetto alla chiesa troviamo le due ali del convento; così come la chiesa si sviluppa in verticale, queste si sviluppano in orizzontale, inoltrandosi nel paesaggio naturale circostante e trasformando l’edificio in un elemento del panorama. L’incantevole fabbrica di San Bonaventura, con i suoi tratti così spiccatamente barocchi, è diventata un modello artistico da imitare, tanto in Italia quanto in Europa, e non è un caso che in questo suggestivo palcoscenico naturale siano stati girati tanti film importanti, tra tutti quel Marchese del Grillo di Mario Monicelli con l’indimenticabile Alberto Sordi recentemente eletto Miglior Commedia del Cinema Italiano. E di questo importante quanto meritato riconoscimento possiamo andare un po’ fieri anche noi.


Testo e fotografie di Monia Guredda


Si ringrazia Alessandro Bettarelli.

Informazioni tratte dal volume di Francesco Stefano.



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