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La fontana solforosa

rubrica: Nella Terra delle Madri


Talvolta il fato, ma preferirei forse dire Le Fatae, ti conduce in luoghi inaspettati che fan sì che tu possa aprire gli occhi su qualcosa che ti emoziona molto ma che fino a quel momento non avevi mai nemmeno pensato di ricercare.

Ed è questo che mi è capitato durante l’incontro che sto per raccontare.


Pochi giorni fa ero in macchina per raggiungere un luogo meraviglioso, il rifugio degli asinelli a Sala Biellese.

Non essendo io alla guida mi stavo godendo la bellissima strada immersa nel verde quando ad un tratto, non troppo lontano dalla nostra destinazione, vedo un cartello:"Fontana solforosa".


Avrebbe attratto la mia attenzione in ogni caso ma in questo periodo sto scrivendo di Mefite, la dea italica legata alle acque sulfuree, quindi faccio un balzo sul sedile e vorrei quasi scendere dalla macchina in corsa per quanto sono emozionata.

Invece mi costringo ad aspettare fino al ritorno ripromettendomi di passare esattamente dalla stessa strada.

Ho nella mente le immagini della Mefite della Valle d'Ansanto e non immagino (scioccamente) che la Fontana Solforosa possa essere proprio una fontana ma è ovvio che sia così.


Accostiamo la macchina a bordo strada, accanto ad una vecchia taverna ormai completamente abbandonata ed in rovina ma che una volta doveva essere bella e suggestiva perché assolutamente immersa nel verde.

Scendiamo per degli scalini che costeggiano il muro della taverna, che sono quasi interamente ricoperti di muschio e vari germogli, e ci troviamo in una piccola terrazza con l'acqua che sgorga copiosa dalla costruzione rotonda in mattoni che è la fontana solforosa.

La terrazzina, contorniata da una fitta vegetazione, si affaccia su un torrentello che scorre tra piante, arbusti e fitti cespugli.

Provo a sporgermi per vedere se riesco a scorgere tracce del tipico biancore delle acque sulfuree e cerco di respirare a fondo in cerca dell’odore marcio e sgradevole dello zolfo ma nulla.

Percepisco unicamente un lieve odore acido e non so se siano le acque, la suggestione o lo stato totale di degrado in cui giace la meravigliosa fontana e tutto ciò che la circonda.

Mi dico che però le acque che zampillano dalla fonte devono per forza provenire dal piccolo torrente che ho di fronte.

Sulla destra un muretto basso con un passaggio divide il terrazzino della fontana da un piccolo dehors della taverna con vari oggetti abbandonati che danno un’idea forte della vita che deve esserci stata un tempo.

Sulla sinistra un cortile rialzato, anche questo ora incolto e selvaggio, immagino che sarà appartenuto sempre alla taverna e di nuovo fantastico su tutte le persone che si saranno sedute lì, vicino al torrentello e alla fontana, magari mangiando cose buone.

Stiamo solo qualche minuto accanto alla fontana.

Tocco l’acqua che è freschissima ma non mi azzardo a berla perché non sono sicura.

Penso che mi piace tanto sapere di questo luogo nella mia zona.

Per tutto il viaggio di ritorno continuo ad immaginare come doveva essere una volta e immagino la fontana frequentata ed amata perché sono davvero tanti i cartelli che la indicano e appena giunta a casa inizio a fare le mie ricerche.

Scopro così che l'acqua arriva effettivamente dal ruscello e che la fontana è stata costruita nel 1872 dopo che la gente del luogo ne aveva intuito le proprietà curative. Vengo catapultata in un altro mondo, che in parte è quello che mi ero figurata stando lì, nel quale la trattoria che ora è abbandonata era nuova e fiorente e vendeva bibite create con l'acqua solforosa. In quel mondo le famiglie della zona e non solo riempivano regolarmente bottiglie di vetro dalla fonte che non era solamente un luogo di benessere ma anche di incontro; vero e proprio centro della comunità. Ciò che mi emoziona di più sono le testimonianze dirette che trovo su Facebook. Persone che allora erano bambine raccontano che l’odore di uova marcio tipico dello zolfo un tempo era molto intenso e anche il sapore dell'acqua era tosto da mandar giù ma i genitori la facevano bere ai figli, perché faceva bene. i medici dell’epoca asserivano che l’acqua solforosa favoriva la diuresi, giovava alle dispepsie, era utile per curare il gozzo, per le malattie della pelle ed addirittura era un rimedio contro l’obesità (e mi è impossibile non pensare all’ironia del fatto che accanto alla fontana ci fosse un’osteria!)

Quel periodo così ricco e fervido riempie la mia mente di suoni: risate, posate che tintinnano, lo sfrigolare delle padelle nella cucina della trattoria, l’acqua che zampilla, il vociare della gente, le bottiglie di vetro una accanto all’altra.

È bellissimo stare lì. ma mi allontano cercando di immaginare un tempo ancora precedente, dove la fontana non c'era. C’era solo il fiumicello con la sua acqua dalla schiuma bianca e il suo odore intenso. Mi chiedo se la gente si immergesse nel torrente, se bevesse l'acqua, se già sapeva che avesse proprietà medicamentose o se al contrario il puzzo li tenesse lontani e guardassero l’acqua con sospetto. Mi chiedo se il nome Mefite quassù si usasse e una stele con una iscrizione alla dea trovata nel Po, insieme ad altri reperti a lei legati qui nel nord Italia, mi fa pensare che potrebbe anche essere. Mi ritrovo a fantasticare senza poter sapere nulla. Ed è bellissimo e, come sempre, anche straziante. Scopro comunque che in Piemonte le fonti solforose sono tante e mi riprometto di andarle a trovare tutte e sono felice di aver aperto gli occhi su questo ulteriore volto della Signora in questa terra delle Madri danzanti. Qui vi lascio il link ad un articolo dedicato alla fontana solforosa di Zubiena con una bella poesia in dialetto che la riguarda.

In Bellezza.



Testo e fotografia di Valeria Aliberti.

Le stanze di Saffo: il sito.


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