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MANZIANA

rubrica: PASSEGGIATE FUORIPORTA


Bentornati tra le righe di questa rubrica che vuole permettervi di scoprire o riscoprire luoghi nei dintorni di Roma nei quali tornare a respirare anche solo per poche ore a settimana.

Questo mese siamo nell'affascinante Manziana.

Seguitemi!

Al centro di Manziana troviamo piazza Tittoni e proprio su questa piazza si affaccia Palazzo Tittoni, una struttura risalente al Cinquecento al cui interno sono conservati i resti della Rocca di Santa Pupa, un castello fatto erigere nel Duecento dai Prefetti di Vico.

La famiglia dei Signori di Vico, conquistata la zona, vi fa costruire il proprio castrum Sanctae Pupae, questo perché il ramo della famiglia che si stabilisce a Manziana si chiama appunto De Santa Pupa.

Ricordiamo che a quei tempi il nome di Manziana non appare ancora in alcun documento e la zona è denominata appunto Santa Pupa.

Nel 1290 il castello viene venduto all’Ospedale di Santo Spirito; qui risiedono il vicario ed il castellano i quali amministrano la giustizia e convocano il Consiglio degli Huomini Capannari della Mantiana.

Dal Quattrocento in poi il castrum inizia a subire una lenta decadenza fino a quando, nel 1596, al suo posto viene costruito Palazzo Tittoni, il quale ingloba l’antico Castrum; al suo interno è infatti possibile ammirare due torrioni a pianta quadrata del vecchio castello.

Il nuovo palazzo viene realizzato dall’architetto Ottaviano Mascherino, membro dell’Accademia di San Luca. Il Mascherino viene inviato a Manziana durante il pontificato di Sisto V e ha l’incarico di realizzare il Palazzo Baronale di Santo Spirito. Il palazzo è concepito come residenza estiva del barone, ma anche come centro dell’azienda agricola e cuore della giurisdizione feudale. I lavori partono agli inizi del 1590 e terminano sul finire del secolo.

Dopo esser stato per secoli di proprietà papale, il palazzo viene acquistato da Vincenzo Tittoni, senatore del neonato Regno d’Italia. Siamo nel Risorgimento. Il palazzo passa poi al figlio di Vincenzo, Tommaso Tittoni, politico e diplomatico, ministro degli esteri con Giolitti e poi presidente dell’Accademia d’Italia, vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo.

All’interno del palazzo vi è uno splendido giardino con numerose, antiche piante esotiche; tra di esse una palma da cocco il cui tronco misura 350 cm di circonferenza e 16 metri di altezza, nonché un leccio con una circonferenza di 300 cm ed un ippocastano con una circonferenza di 285 cm.

Arriviamo al Novecento. Durante la seconda guerra mondiale, più precisamente nell’estate del ’44, i tedeschi in fuga dagli americani erano intenzionati a far brillare le mine anticarro che avevano ammassato nei sotterranei di palazzo Tittoni. Per fortuna rinunciarono a questo scellerato proposito, ma numerosi fori di proiettile che si vedono su alcune porte utilizzate per le esercitazioni sono ancora lì a ricordarci cosa è la follia.

Successivamente, negli anni ’60, gli anni del boom economico italiano, palazzo Tittoni ha ospitato gli studenti delle scuole medie di Manziana, passando così da un periodo di distruzione ad uno di costruzione.

Curiosità tra le curiosità: di fronte a uno degli ingressi allo splendido Bosco, cuore verde della città, si trova (un po' nascosto) l'Ipogeo di Santa Pupa. Se siete appassionati delle atmosfere da film horror è un passaggio obbligato! Poi rilassatevi con una rigenerante passeggiata nel Bosco Macchia Grande, magari con i vostri cani che certamente gradiranno.

Ma restando in tema horror, visto che è ottobre, il mese delle streghe, venite con me verso il Ponte del Diavolo nel cuore del bosco di Macchia Grande luogo in cui è possibile ammirare resti di antichi siti di sepoltura etruschi e rinvenire tracce di strade e ville di epoca romana.

Ma non solo la storia ha lasciato la sua impronta in questi luoghi…

Raggiungiamo il Ponte del Diavolo, una struttura costruita intorno al I secolo a. C. e che permetteva di attraversare il fosso della Selciatella. Grazie a questo ponte i romani potevano così recarsi dalla via Clodia alle antiche terme di Stigliano.

Il Ponte del Diavolo si presenta imponente alla vista dei visitatori, con i suoi 90 metri di lunghezza e 9 metri di altezza sviluppate tramite un arco a tutto sesto, con la sua struttura realizzata grazie all'arte dell’opus quadratum, tecnica che prevedeva la sovrapposizione delle pietre (pietre locali, di origine vulcanica) assemblate a secco senza ricorrere all’utilizzo della malta.

Il Ponte è stato sottoposto a restauro nel 1980 da parte della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale, ma la vegetazione infestante ha contribuito a creare nuovi dissesti nei paramenti murari.

Fin qui storia e arte.

Parliamo ora di leggende e folklore.

Sembra che un giorno, passeggiando nel bosco, un prete si sia trovato faccia a faccia con il Demonio. Il prete e Satana ingaggiano un’accesa discussione, durante la quale l’uomo di Dio accusa l’angelo ribelle di essere un incapace e un ozioso . Il Principe delle Tenebre non è noto per essere uno che accetta con leggerezza critiche e insulti e lancia così una sfida al prete; costruirà un ponte a ridosso del fosso su cui si trovano. In una sola notte. Ma in cambio chiede in pagamento ben quattro anime. Il prete non fiuta il pericolo ed accetta la sfida del Diavolo. Durante la notte Lucifero e la sua corte infernale erigono il colossale ponte. Arriva così il mattino ed il Diavolo si reca dal prete per riscuotere il compenso per la scommessa vinta. L’uomo di chiesa non può sottrarsi alla parola data e consegna al Demonio le anime di quattro dei suoi fedeli. Ad imperitura memoria della sua potenza e del suo operato il Diavolo, prima di riscendere agli inferi con le quattro anime estorte, decide di imprimere l’orma della sua mano in una delle pietre del ponte.

Durante i sondaggi riguardanti i luoghi del cuore indetti dal FAI (Fondo Italiano per l’Ambiente), il Ponte del Diavolo si è piazzato al 5° posto tra ben 2500 concorrenti del Lazio.

L'ex sindaco di Manziana, Bruno Bruni, aveva invitato la cittadinanza a votare per il Ponte: “Il Ponte del Diavolo è ormai quasi completamente invisibile, coperto ormai nella sua interezza dalla vegetazione. Questa che ci offre il FAI è una grande occasione e speriamo davvero di essere capaci tutti insieme di coglierla al volo. Votate il Ponte del Diavolo come luogo del cuore e non perché ve lo chiede il sindaco, ma perché in gioco c’è la salvaguardia di un pezzo importante della nostra storia.”

L’invito è stato raccolto e il Ponte del Diavolo è ufficialmente entrato nella lista dei luoghi del cuore del FAI!

Ma lasciamoci il Ponte dell'Angelo caduto alle spalle e proseguiamo verso un altro sito ricco di storia e di fascino: le Pietrische.

Come in numerose zone della Tuscia è possibile vedere delle antiche vasche vinarie, vasche scavate nella roccia nelle quali si produceva appunto il vino. Non abbiamo conferme a questa ipotesi, ma le successive forme utilizzate delle vasche dai romani ci permettono di fare questa deduzione.

Le vasche etrusche sembrano quindi essere i prototipi delle vasche sviluppate dai romani, che rivestivano la roccia permeabile con la malta.

È probabile che queste vasche scavate nella roccia servissero solo per uno dei numerosi passaggi necessari che portavano dal grappolo d’uva al buon vino.

Il territorio delle Pietrische è di proprietà dell’Università Agraria di Manziana, ma ricade sotto la giurisdizione territoriale del Comune di Tolfa. I documenti storici ci confermano che la zona ha sempre fatto parte del Comune di Manziana e che quindi sono sempre stati i manzianesi a lavorarvi.

La zona si trova nella parte meridionale del comprensorio dei Monti della Tolfa, designata Zona di Protezione Speciale dalla Comunità Europea per la salvaguardia della fauna. Boschi di querce si alternano a distese erbose in cui pascolano bovini maremmani.

Tra sepolcri e insediamenti etruschi si trova il Casale delle Pietrische, caseggiato rurale ottocentesco ristrutturato dall’Università Agraria, sede di iniziative culturali e rinomato set cinematografico; qui nel 1981 Mario Monicelli e Alberto Sordi girarono alcune scene de Il marchese del Grillo, pietra miliare della cinematografia italiana.

Per quanto riguarda il recupero e la conservazione dei siti archeologici etruschi l’Università Agraria e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale proseguono un programma di ricerca, scavo archeologico, ripulitura e valorizzazione del sito, che comprende monumenti etruschi come la Tomba del Pero e la Tomba della Torara.

Per questo mese direi che abbiamo passeggiato abbastanza, ma vi aspetto per la gita fuori porta di dicembre!



Testo e fotografie di Monia Guredda





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