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TRA ARTE E NATURA ALLE PORTE DI ROMA: ANGUILLARA SABAZIA

rubrica: PASSEGGIATE FUORIPORTA


Bentornati tra le righe di questa rubrica dedicata alle passeggiate rigeneranti in luoghi meravigliosi a quattro passi dalla grande città.

Questo mese ci dirigiamo verso le sponde di Anguillara Sabazia, le cui origini risalgono al II secolo a.C., in piena era Repubblicana dell’antica Roma.

Qui sul lago aveva posto la sua residenza di campagna una patrizia di nome Rutilia Polla; la villa aveva una forma angolare ed era perciò nota con il nome di Angularia. Dal nome di questa villa patrizia deriverebbe il nome della città, Anguillara appunto, la quale divenne comune autonomo nel 1790 quando si distaccò da Roma.

Numerosi i luoghi di interesse storico artistico qui presenti, tra architetture di carattere religioso e civile, siti archeologici, monumenti pubblici e aree naturali.

Come gli altri Comuni del territorio Sabatino, anche Anguillara è stata ed è tutt’ora scelta come set per film, serie e spot pubblicitari. Tra i molti citiamo: “Ecco noi per esempio” con Pozzetto e Celentano, “Il commissario Manara”, “Il diavolo e l’acquasanta” con il mitico Tomas Milian, “La marcia su Roma” di Dino Risi, un episodio della serie “Il tredicesimo apostolo”, “Grande, grosso e Verdone”, “Nine” omaggio a “8 e 1/2” di Fellini nonché l’iconica scena della partita a tennis tra Fantozzi e Filini persi nella nebbia.


Ma ora risaliamo dalle spiagge, attraversiamo i caratteristici vicoli e arriviamo all’ingresso del centro storico di Anguillara. Qui, a dare il benvenuto a residenti e visitatori, si trova la Porta Maggiore, prima vera struttura difensiva creata intorno al Duecento e dalla quale si dipartiva l’intera cinta muraria della città. La costruzione inizia sotto l’egida della famiglia degli Anguillara per poi evolversi durante il periodo di dominazione degli Orsini quando, sul finire del Quattrocento, l’architetto senese Francesco di Giorgio Martini venne convocato a Bracciano da Gentil Virginio Orsini. La Porta Maggiore venne fortificata, dotata di un ponte levatoio e di uno stemma in pietra. Lo stemma si trova sopra l’arco della porta e probabilmente rappresentava un orso nell’atto di divorare un’anguilla. Questi lavori vennero attuati per dare maggior risalto all’accesso del Palazzo Baronale.

Arriviamo alla fine del Cinquecento, quando la Porta venne ulteriormente abbellita da Giacomo del Duca, artista siciliano allievo di Michelangelo. Del Duca lavorò alla tomba di papa Giulio II, a Porta Pia, a Porta San Giovanni, alla cupola della chiesa di S.M di Loreto, ai giardini del Palazzo Farnese di Caprarola ed al giardino segreto voluto da Paolo Giordano I Orsini all’interno del Castello Orsini Odescalchi di Bracciano. 

L’orologio ed il vano scala per accedervi, posto in piazza del Comune, vennero aggiunti sul finire del Settecento. In questo stesso periodo sono presumibilmente state decorate in bugnato entrambe le facciate ed è stato aggiunto il portone in legno all’interno dell’arco.

Gli ultimi lavori risalgono agli inizi dell’Ottocento, quando all’orologio venne aggiunto un quadrante a finestra, precedentemente posto nel campanile della chiesa della Collegiata, la quale domina dall’alto l’intera Anguillara.


Andiamo ora alla scoperta delle chiese presenti nel borgo.

La Chiesa della Collegiata di Santa Maria Assunta: costruita nel Cinquecento si erge sul promontorio di tufo che domina la città, regalando una vista spettacolare. La chiesa subisce danni nel 1574 e viene ricostruita seguendo il disegno originale nel 1763, ampliando però gli spazi e armonizzandoli con le strade adiacenti. L’architetto Nicola Lorenzo Piccioni e ed i pittori Virginio e Giovanni Galli restituiscono la Collegiata alla popolazione che nel periodo dei lavori aveva frequentato la… 

Chiesa del Rione Valle, edificata nel Cinquecento e poi ribattezzata San Biagio, patrono della cittadina, nel 1834. La chiesa di san Biagio è stata restaurata di recente e presenta con una planimetria semplice, che si sviluppa lunga una navata unica sorretta da colonne in muratura rivestite in gesso. La piccola chiesa custodisce al suo interno diverse opere di valore, come una statua del Seicento raffigurante San Biagio e due tele dell’Ottocento rappresentanti la Natività e l’Adorazione dei Magi.

La chiesa della Madonna delle Grazie è una deliziosa chiesetta che si affaccia sul lungolago di Anguillara. Nasce come luogo di culto rurale nel Seicento e presenta una struttura semplice a navata unica. Al suo interno è possibile ammirare un affresco risalente al Settecento e raffigurante la Madonna col Bambino.

La chiesa di San Francesco è invece situata al di fuori delle mura del borgo ed è stata edificata nel 1468 per volontà di papa Paolo II. Il complesso originale comprendeva anche un convento, con cortile e portico ed un meraviglioso chiostro abbellito da affreschi narranti la vita di San Francesco. Purtroppo questo edificio è stato demolito negli anni 50. La chiesa presenta una facciata che rispecchia la semplicità dell’interno, caratterizzato da una navata unica, da un tetto sorretto da capriate, da una volta a crociera e da un presbiterio a pianta quadrata. Notevoli gli affreschi realizzati nel Quattrocento da Domenico Velandi.

Concludiamo visitando la chiesa della SS. Trinità che si trova al bivio tra le attuali via della Mola Vecchia e la SP 5a sin dal Seicento. Si tratta di una piccola cappella contenente una raffigurazione della Madonna della Trinità. Nel 1689 viene costruita la nuova chiesetta rurale a navata unica sul cui altare viene posto il gruppo originario. Ai lati dell’altare vi sono due lesene dell’Ottocento che sostengono il timpano con al centro il simbolo della SS. Trinità. Attualmente la chiesa è abbandonata e sconsacrata.

Usciamo ora dal borgo e andiamo ad ammirare i Muracci di Santo Stefano, un complesso monumentale che ha alle spalle una storia lunga secoli.

Proviamo a ricostruirla.

Nel I secolo d.C. su quei terreni sorgeva probabilmente una fattoria che, intorno al 200 d.C. lasciò il posto ad un’imponente villa romana di gusto rustico. Nei secoli successivi la villa non subì sostanziali cambiamenti, eccetto la sostituzione dell’abside del ninfeo e la realizzazione del fosso che circondava l’edificio su tre lati. Un lavoro più consistente venne fatto nel IX secolo quando, per costruire la piccola chiesa di Santo Stefano, vennero utilizzate l’abside e parte delle mura a nord. La chiesetta era accessibile solo tramite un portico esterno; i suoi pavimenti erano stati realizzati con i preziosi marmi che prima abbellivano la villa.

Arriviamo al Medioevo e nello specifico al periodo delle invasioni barbariche. In quegli anni si usava fortificare case e fattorie e trasformarle in domuscultae, ovvero in aziende agricole amministrate dalla Chiesa. Le domuscultae producevano cibo e derrate alimentari che venivano spedite a Roma. Il complesso di Santo Stefano venne appunto convertito in domusculta.

Nel Cinquecento il complesso fu studiato da due noti architetti: Andrea Palladio (le sue ville in Veneto sono patrimonio Unesco) e Pirro Ligorio (quello che ha progettato e realizzato Villa d’Este a Tivoli, per dire). Peccato che già all’epoca della villa romana non rimanesse praticamente nulla ed il luogo risultasse già in stato d’abbandono.

Verso la metà dell’Ottocento il sito venne utilizzato come cimitero durante il terribile periodo legato alle epidemie di malaria.

Nel corso del Novecento le strutture subirono ulteriori crolli.

Tra il 1977 ed il 1981 la Scuola Britannica compì degli scavi archeologici durante i quali furono rinvenuti i corpi di 90 persone la cui sepoltura risale all’ XI secolo.

Finalmente, nel 2008, è stato effettuato un restauro sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale.

Ma quindi, noi oggi cosa possiamo vedere? 

Viaggiando da Anguillara in direzione sud seguendo via di Santo Stefano (un tempo via Clodia), alla nostra destra vedremo apparire dei ruderi di spettacolare bellezza.

Guardando attentamente noteremo che si tratta dei ruderi di tre distinti edifici:

 

  • una grande costruzione rettangolare a tre piani alta circa 18 metri, in cementizio e con rivestimento in laterizio. Le finestre ad arco sono inquadrate da un ordine di lesene (un pilastro verticale che sporge leggermente dalla parete). All’interno dell’edificio si trova un cortile centrale a pilastri.

  • una costruzione più piccola, ma sempre rettangolare e che fu probabilmente usata come una cisterna.

  • un’abside. L’abside è una grande nicchia posta al termine del coro nelle chiese ed è di solito a pianta semicircolare. Davanti ad essa è posto l’altare maggiore. Quest’abside faceva originariamente di un ninfeo non più esistente. Un ninfeo è una struttura legata all’acqua con vasche e piante acquatiche o anche fontane e giochi d’acqua.


Mentre viaggiate in macchina cercate di farci caso, a questa come alle mille altre bellezze che ci circondano.



Testo e fotografie di Monia Guredda





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