L’Oracolo e l’Editoriale di Ottobre
- lachanceria
- 6 ott
- Tempo di lettura: 2 min
A cura di Rossana Orsi
Sinceramente?
Non vedevo l’ora che arrivasse Ottobre.
Chi mi conosce, almeno un po’, sa quanto l’Autunno mi sia nel cuore.
A lui penso durante tutto l’anno. A lui ho dedicato versi, racconti, quadri, canzoni, innumerevoli momenti.
Lascio che i miei occhi si riempiano dei colori tipici del mese, e faccio scorta del lento mutare della stagione.
Accanto ai fichi e all’uva tornano i cachi, con la loro morbidezza, e i melograni, con i loro chicchi rossi e brillanti. Ma anche i finocchi insieme ai porri e ai topinambur, dei quali ho scoperto solo quest’anno la meraviglia della fioritura.
Così le città, le campagne, le tavole di ciascuno, si ornano dei frutti che la terra senza sosta ci dona e di arancio, che predomina con una delicatezza unica. I primi freddi, poi, daranno vigore a spinaci, bietole e cicorie.
Simbolo di questo periodo resta per me la zucca, in tutte le sue forme, varianti, intensità.
Il suo nome deriva con tutta probabilità dal latino “cocutia”, cioè testa. Plinio il Vecchio la inserì tra le piante descritte nella Naturalis Historia (trattato naturalistico in forma enciclopedica). Non è da escludere che i latini abbiano conosciuto i semi di zucca dai Greci o dagli Egizi, che a loro volta li avevano importati forse dall’India. Quelle varietà antiche erano però molto diverse da quelle di oggi, introdotte in Europa solo nel XVI secolo dai conquistatori di ritorno dalle prime spedizioni in America.
La zucca è stata ed è utilizzata in varie maniere e per vari scopi, alimentari come abbiamo detto ma anche musicali, ornamentali e rituali.
Non a caso le festività di questo mese introducono diverse pratiche che pongono l’attenzione a quella che viene chiamata “la discesa nell’ombra” e che abbraccia riti dedicati agli antenati come anche percorsi di introspezione per conoscere paure, blocchi, zone buie di noi stessi per integrarle.
Diamo quindi il benvenuto ad Ottobre con il consueto Oracolo che fa parte del progetto de #laruotadimadreterra e che precede la pubblicazione degli articoli dei nostri collaboratori per la promozione letteraria e la divulgazione naturalistica.

C’è una goccia di rugiada
che riga il palmo della foglia,
lo accompagna alla caduta
per alleviare il dolore
la tristezza della mancanza.
Così mi resti accanto,
Madre e ventre,
mi soffi all’orecchio
mi pigi sul diaframma.
A volte mi volto
e non ti vedo
altre volte semplicemente so che tu sei lì.
Allora ti avverto nella corteccia
dentro la castagna
accanto ai funghi
nell’odore di chi sa ridere
senza volere nulla in cambio.
A volte mi sveglio
e ti vedo
altre volte semplicemente dormo con te.
Allora ti sogno nella cascata
nel guizzo contro la roccia
accanto alla radura
nella musica di chi canta ottobre
senza fiatare.
Madre,
tu che mi soffi negli occhi
che irresistibile bruci
come sulla foglia
mi righi le guance
e mai mi lasci sola:
eccoti rugiada
mia goccia di Terra.
Rossana
Testo di Rossana Orsi (rossana_orsi)
Fotografia di Canva
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